Oggi stavo scrivendo un testo per italiano, dovevo leggere una poesia e rispondere alle solite domande di comprensione, tutte monotone e uguali, l’ho scritto al computer, sentivo i tasti che facevano rumore sotto alle mie dita.
Mi sono resa conto che quel rumore mi piace, mi piace l’idea di rinchiudere in una pagina word ciò che penso. La poesia parlava di ribellioni così ho pensato che scrivere è un po’ una ribellione, una ribellione alla monotonia di tutti giorni; non scrivo molto spesso, forse per il tempo che corre un po’ troppo veloce, forse per le idee o forse per la difficoltà di trovare sempre le parole giuste. Però infondo non servono parole giuste. Così oggi mentre per la quarta volta leggevo quella poesia ho pensato che potrei, dovrei prendermi questo tempo di chiusure e limitazioni per aprirmi. Per scrivere. Perché mi piace. Perché mentre ero scocciata di scrivere quel testo che lascia poco spazio all’immaginazione, stavo pensando che dopo avrei voluto scrivere questo.
Adora la matematica e infatti vorrebbe fare la giornalista, vive a Legri ma nega di conoscere la Laura, progetta delle rapine in banca guardando La casa de papel e scrive film con la Sara ma non ne ha ancora finito uno. Sogna di andare in Kenia per mettere pace tra i leoni e le gazzelle e nel frattempo anche aiutare i bambini che soffrono la fame e la povertà.