(Un)fair

NB: questo articolo, a differenza degli altri, preferisco scriverlo portando anche esempi ed impressioni che ho io in prima persona. Mi scuso per i toni ‘poco professionali’ che ci sono in alcuni punti, ma trovo tutto questo veramente inaccettabile.

Mercoledì 23, dopo un breve periodo di incertezza dovuto all’aumento dei casi di Covid-19, sono iniziate a Tokyo le Olimpiadi, ed è avvenuta ben presto una vicenda che ha catturato l’attenzione: la nazionale norvegese femminile di beach handball (pallamano in spiaggia) ha ricevuto 1500€ di multa. Il motivo?

Le atlete, anziché indossare il – se posso permettermi – ridicolo bikini imposto dal regolamento hanno preferito optare per dei più comodi pantaloni elastici a metà coscia; la squadra ha dunque ricevuto una sanzione per “abbigliamento improprio”.

Diamo adesso un’occhiata al sopracitato regolamento:

La divisa (uniforme) maschile è composta da canotta e pantaloncini ed eventuali accessori. Quella femminile è costituita da top e bikini ed eventuali accessori.

Ma è possibile che una donna sia obbligata ad indossare un bikini se la fa sentire a disagio? Deve fare sport o intrattenere una massa di idioti che non si sanno contenere?

La cosa più triste è che purtroppo non è l’unica disciplina in cui avvengono episodi del genere: io, ad esempio, da pallavolista posso affermare che mi sembra ingiusto dover indossare una cannottiera striminzita e dei pantaloncini aderenti e cortissimi quando la divisa maschile è composta da pantaloncini larghi al ginocchio e maglietta altrettanto grande.

Ringrazio la nazionale norvegese, quello che hanno dato è un grande esempio per tutti. E il mondo ne ha veramente tanto bisogno.

Foto in copertina: https://luce.lanazione.it/rifiutano-di-indossare-un-bikini-imbarazzante-multata-la-nazionale-femminile-norvegese-di-handball/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *